Le università contribuiscono alla vita della società in una molteplicità di modi, in aggiunta alle missioni fondamentali di formare buoni studenti (Prima Missione) e produrre buona ricerca (Seconda Missione). La Terza Missione delle università riguarda infatti la valorizzazione e il trasferimento delle conoscenze verso soggetti e gruppi ulteriori rispetto a quelli consolidati delle prime due, ovvero studenti universitari e comunità scientifica.
All’interno di questo ambito il "Progetto Tarquinia" è noto a livello internazionale per i fondamentali contributi apportati alle conoscenze sulla civiltà degli Etruschi su un arco di più di dieci secoli, trattandosi di una delle città più importanti di questa civiltà. La sua necropoli delle tombe dipinte è stata inserita fra i siti patrimonio dell’umanità (UNESCO 2004) e ha provocato la necessità da parte dei ricercatori dell’Università degli Studi di Milano di un’apertura scientifica integrata fra ricerca, didattica, tecnologia, divulgazione e valorizzazione a più di livelli.
Il richiamo di Tarquinia a livello mondiale si estende dunque a ampio spettro, dalla ricerca scientifica al grande pubblico, grazie anche agli strumenti elaborati nel tempo dai ricercatori dell’Università degli Studi di Milano.
Obiettivi
Gli obiettivi della ricerca si concentrano sullo sviluppo storico dell’insediamento di Tarquinia e sulle sue fasi in una dimensione sociale, culturale, religiosa.
Trattandosi di una città etrusca di primaria importanza, gli obiettivi della ricerca riguardano a tutto campo l’intero impianto della cultura e della civiltà degli Etruschi, comprendente le profonde credenze religiose, con le pratiche rituali e liturgie connesse, per le quali gli Etruschi erano famosi nell’antichità. L’area sacra del ‘complesso monumentale’, con i suoi dieci secoli di vita certificati dalla stratigrafia, e il santuario dell’Ara della Regina corrispondono a due aree sacre di risonanza eccezionale per la conoscenza della civiltà etrusca. Costituiscono un osservatorio privilegiato, rendendo plausibile il raggiungimenti degli alti obiettivi posti.
Strategie
Le indagini sul campo sono iniziate, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale, agli inizi degli anni Ottanta sul pianoro della Civita, sede dell’antica città etrusca.
A seguito dei risultati attinti con lo scavo archeologico al ‘complesso monumentale’ e al santuario dell’Ara della Regina e di un accordo con la Soprintendenza competente, la ricerca si è estesa all’intera Civita con il progetto “Mura Tarquiniesi” (PRIN 2008). Nel 2010 è stato realizzato il primo modello tridimensionale digitalizzato di una città etrusca (LiDAR) e la pubblicazione di numerose indagini di topografia storica e della Carta Archeologica della Civita di Tarquinia (2018, 2019). Complessivamente il lavoro prende in esame anche gli esiti delle prospezioni geofisiche condotte dalla Fondazione Ing. C.M. Lerici nella seconda metà del secolo scorso, e permette di approfondire l’esame dei circa 220 contesti raccolti nella Carta Archeologica. Pertanto oggi è possibile concentrarsi nel contesto più ampio della collocazione spaziale dei vari siti messi in luce dalle ricerche pregresse tra la fine del XIX e il XX secolo e sul loro ruolo all’interno dell’abitato ad ogni singola soglia cronologica individuata, anche in rapporto agli assi viari che collegavano la città al territorio, alla necropoli, alla costa.
Tali risultati sono particolarmente rilevanti nel quadro del masterplan del sito UNESCO della necropoli delle tombe dipinte e nel suo rapporto con la buffer zone rappresentata dall’abitato posto sul Pianoro della Civita.
Per questi motivi, parte integrante del Progetto è stato lo studio estensivo che ha portato alla prima edizione del corpus completo delle tombe dipinte e dell’apparato critico di supporto (2016; 2017).
Di concerto con la Soprintendenza si è per ciò avviato un accordo per programmare la riunificazione delle due zone, vitale per il successo e la durata nel tempo del sito UNESCO nel suo insieme.
Per la portata del progetto e il necessario coinvolgimento interdisciplinare, è stato istituito presso l’Università degli Studi di Milano nel 2015 il Centro di Ricerca Coordinata “Progetto Tarquinia”. I sei Dipartimenti dell’Ateneo (Beni Culturali e Ambientali, Chimica, Informatica, Scienze Biomediche per la Salute, Scienze della Terra “Ardito Desio”, Scienze e Politiche Ambientali) che ne fanno parte supportano la ricerca archeologica dal punto di vista naturalistico e informatico, con la collaborazione dei colleghi del Politecnico di Milano (Dipartimento di Architettura e Studi Urbani) che si occupano degli aspetti architettonici, urbanistici e legati alla tutela.
Risultati
A partire dal 2004, nell’ambito del programma europeo Cultura 2000 (Ec-Grant No 2004-1488/001-001, Clt-Ca22-Culture2000 2004-2007) è stato sviluppato il progetto T.Arc.H.N.A. (Towards Archaeological Heritage New Accessibility) che ha realizzato di uno strumento conforme alle esigenze di diffusione e valorizzazione dei risultati della ricerca scientifica presso il grande pubblico, espresso dal prototipo di un museo virtuale bilingue. Il prototipo ottenuto è stato poi ingegnerizzato grazie a un finanziamento della Fondazione Cariciv e reso disponibile online.
Nell’aprile del 2014 il “progetto Tarquinia” è stato inserito fra i due “exemplary interdisciplinary research projects” dell’Università degli Studi di Milano (SSH Community della LERU, League of European Research Universities), che costituiranno esempio da seguire di sinergia fra scienze “soft” e “hard”.
Da giugno a ottobre 2015, parallelamente all’Esposizione Universale, la Statale ha realizzato vari progetti selezionati tra i novanta instradati l’anno precedente, tra cui figura Etruscans@EXPO. Una “camera delle meraviglie” ipertecnologica, incastonata nella sede della Statale e incardinata sulla ricerca svolta a Tarquinia, ha prodotto una vetrina tutt’ora disponibile online, molto visitata, che offre i contenuti della ricerca in campo etruscologico a cura di studiosi italiani e stranieri. I canali di comunicazione utilizzati si sono potenziati grazie a questa circostanza favorevole che ha portato a moltiplicare gli accessi alla realtà culturale tarquiniese a livello di presenze e online attraverso i vari strumenti elaborati dall’Università degli Studi di Milano nell’ambito del CRC “Progetto Tarquinia” (progetto Tarchna, Etruscans@EXPO). L’impatto dello scavo e della strategia connessa a EXPO 2015 hanno prodotto una consistente eco nella stampa. Il valore aggiunto per la comunità locale è stato l’afflusso di studenti italiani e stranieri (Field School) che hanno stimolato l’indotto economico con la loro presenza, insieme con quello di turisti (“Civita Aperta”). Questi ultimi hanno riscoperto l’esistenza dell’antica città etrusca situata sulla Civita accanto alla più famosa e nota necropoli delle tombe dipinte (Unesco 2004).
Nel 2015 è stata inaugurata una Field School che accoglie studenti, ricercatori e dottorandi di altre Università straniere. Fra queste figura quella di Oxford che oramai da anni invia i propri studenti a frequentare questa "palestra" unica per archeologi in formazione.
Nel 2019 è stata stipulata una convenzione con la Fondazione Rovati che sostiene con un contributo dedicato la ricerca a Tarquinia e con la quale è stata organizzata a Milano, nel Museo Archeologico (2018), una Mostra dedicata alle ricerche sulla civiltà etrusca da parte degli enti di ricerca lombardi.
Nel 2020 è stato siglato un accordo con l’Università di Cambridge per il finanziamento e il supporto alla ricerca scientifica ai fini della ricostruzione dell’ecosistema naturale e delle forme di approvvigionamento alimentare dell’antica città.
Sul fronte della comunità locale il contatto dal 1982 è sempre stato mantenuto attraverso conferenze e convegni. La riappropriazione culturale della città antica, infatti, era da considerarsi un tassello importante della consapevolezza identitaria altrimenti principalmente focalizzata sulla necropoli rispetto all’evoluzione culturale e storica dell’abitato. Il pianoro della Civita rientra nella buffer zone del sito UNESCO e, secondo il masterplan cui deve attenersi la comunità locale per mantenere il titolo, deve essere continuamente sorvegliato e incrementato. Per mantenere questo livello, le ricerche in corso forniscono una conoscenza approfondita dello stratificarsi della città nelle sue soglie storiche e contribuiscono a farla riemergere per i visitatori che, di volta in volta, potranno calarsi in una lettura attenta del passato. Questa attitudine a far correre parallelamente ricerca, didattica, tutela e valorizzazione è caratteristica del “Progetto Tarquinia” ed è servita nel tempo a coinvolgere sul campo le scuole fino a realizzare programmi di Alternanza scuola-lavoro. Dato l’interesse, nel 2012 è stata stipulata con l’Istituto di Scuola Secondaria di Secondo grado di Tarquinia una convenzione per portare sullo scavo archeologico gli studenti. Il successo dell’esperienza ha attirato gli studenti del Liceo Classico “G. Prati” di Trento che è in seguito confluito in un progetto di alternanza scuola-lavoro strutturato (dal 2016). A questi Istituti si è aggiunto nel 2017 il Liceo “M. Buratti” di Viterbo.
L’apertura alla comunità locale e ai giovani ha provocato la necessità di estendere la conoscenza dei risultati della ricerca scientifica al grande pubblico locale e dei turisti con visite sul campo. Gli studenti tarquiniesi sono così diventati mediatori culturali per il proprio contorno familiare e cittadino e anche verso l’esterno. Ciò permette di dipingere uno scenario per le generazioni future nelle quali la rinnovata e aumentata sensibilità verso il proprio patrimonio culturale permetterà la realizzazione del progetto ora in corso, volto alla riunificazione logistica e culturale dell’abitato antico con la sede della necropoli e dell’odierno centro storico. Le energie degli studenti sono state così convogliate nella mediazione culturale concretizzatasi nel ruolo di ciceroni nella annuale manifestazione “Civita Aperta”. Iniziata nel 2015, ha costituito un forte richiamo di visitatori che sono stati guidati attraverso le diverse posizioni sul pianoro della Civita, corrispondenti a punti cospicui della ricerca archeologica, illustrati dagli esperti dell’Università e delle associazioni locali coinvolte, con uno sguardo ampio sul territorio e la cultura degli Etruschi.
In conclusione il “Progetto Tarquinia”, nelle sue diverse articolazioni, ha contribuito a consolidare l’intuizione della Statale (UniMI), introducendo nella cultura di Ateneo la messa in pratica delle linee guida dell’European Charter for Researchers, confluite ora in quelle della Terza missione degli Atenei italiani.